ANDY ROCCHELLI
FOTOREPORTER FREELANCE
Motivazione:
“Aveva sempre sostenuto la necessità di essere presente nei luoghi in cui si combatteva, di non arrendersi mai alle tesi di comodo, di accertare di persona quello che accadeva per vedere, fotografare, documentare tutto ciò che era possibile: la pericolosità delle armi, l’asprezza della guerra, la sofferenza delle popolazioni civili. E questa sua regola, la tenace ricerca della verità, Andrea (Andy) Rocchelli, poco più che trentenne, di Pavia, fotoreporter freelance, l’aveva sempre fortemente perseguita, in zone di pesanti violazioni dei diritti umani sia all’estero durante le primavere arabe, in Libia, in Tunisia, in Inguscezia o Kirghizistan, sia in Italia. La regola era che il suo lavoro dovesse essere anzitutto un servizio alla collettività. E quel giorno, il 24 maggio di otto anni fa, durante il primo conflitto fra ucraini e russi, col suo collega fidatissimo Andrej Mironov, un giornalista e attivista per i diritti umani, e William Roguelon, altro collega francese, aveva raggiunto nei pressi di Sloviansk, nel Donbass, una postazione da dove poteva documentare il fuoco incrociato tra le due fazioni.
Qualcuno, dalla parte ucraina, notò i 3 civili, incluso Andy, che si erano sistemati in prossimità della ferrovia, un luogo da loro spesso frequentato. All’arrivo non erano in corso attacchi, i 3 erano peraltro in abiti civili “occidentali”, non erano armati e non mostravano atteggiamenti aggressivi; sono arrivati in taxi con scritta ben visibile.
Non potevano dunque passare per attentatori. I reporter sono rimasti circa 5 minuti sul luogo prima che fossero oggetto dei primi spari di fucile e/o mitragliatrice. Rocchelli e Mironov persero la vita, il francese fu gravemente ferito. Il fuoco durò circa 40 minuti, (le foto scattate da Andy Rocchelli ne testimoniano alcuni momenti) con l’utilizzo di 3, forse 4 armi diverse (quella mortale per il fotoreporter italiano fu un mortaio ucraino). Nessuno doveva uscirne vivo. Fu un attacco molto determinato e coordinato con vari attori e responsabili tra cui il miliziano Markiv, un “osservatore”, non il responsabile ma una figura coinvolta e condannata in assise per omicidio in concorso con ignoti. Gli altri responsabili tuttavia sono stati individuati ma rimangono tutt’ora impuniti. Andrea Rocchelli ha perso la vita solo per aver fatto bene il suo mestiere: un giornalista libero, coraggioso ma non sprovveduto. Nonostante questo è caduto vittima di chi ha voluto porre fine al suo impegno nelle inchieste contro la corruzione e le violazioni dei diritti umani. Come è accaduto per Antonio Russo e a tanti altri come loro, per i quali giustizia non è ancora compiuta”.